Pipistrelli nella storia: come ausiliari per lotta alle zanzare

Negli ultimi anni in Italia si sente sempre più frequentemente parlare di pipistrelli sterminatori di zanzare e di metodi per incentivarne l’azione. I mezzi di informazione danno ampio risalto alla possibilità di impiego di rifugi ad hoc e numerosi cittadini e amministrazioni locali hanno deciso di aderire a questi progetti.

Ma è proprio vero che i pipistrelli sono dei grandi predatori di zanzare?

Che informazioni scientifiche abbiamo sull’argomento?

Vediamo di fare un po’ di chiarezza sulla questione.

Già nella Roma antica nel Liber X dell’Naturalis Historia di Plinio si parlava di zanzare e pipistrelli (“in cibatu culices gratissimi”), ma le prime prove di utilizzo dei Chirotteri contro le zanzare risalgo all’inizio del secolo scorso, periodo in cu Charles A.R. Campbell fece costruire sulle sponde del lago Mitchell in Texas le Bat-Towers, enormi costruzioni in legno, alte decine di metri, che dovevano favorire l’insediamento dei pipistrelli (Nyctinomus mexicanus) al fine di eliminare il problema della malaria in quell’area.

Le notizie sugli esperimenti di Campbell arrivarono in quegli anni anche in Italia e suscitarono forte interesse nel generale dell’Aeronautica Giovanni Battista Marieni, il quale, dovendo fronteggiare il problema delle febbri malariche nelle zone di addestramento delle truppe, iniziò una fitta corrispondenza con Campbell e si convinse che il metodo migliore e naturale per eliminare le zanzare era quello di utilizzare i pipistrelli. Studiò e costruì i pipistrellai basandosi sullo schema del ricercatore americano.

Prendiamo in esame il caso della Sardegna, che è stata, per circa 2.500 anni una delle terre dell’area mediterranea, più colpita dall’infezione malarica. L’area dell’isola nella quale, più che altrove, la malattia regnava sovrana, soprattutto nella forma “perniciosa”, era l’oristanese, dove maggiore era la concentrazione di stagni, paludi e acquitrini. La pessima considerazione di cui Oristano godeva, le valse la nomea di “tomba del forestiero”. Infatti, la mortalità tra i non sardi che erano costretti a soggiornare in città era elevatissima. La lotta antimalarica, intrapresa sin dagli inizi del secolo scorso, si incentrò soprattutto nella bonifica idraulica sia dello stagno di Sassu (il più grande dell’isola, circa 2.400 ettari), sia di una serie di più piccoli impaludamenti (circa 220, per altri 870 ettari). Questa località era il regno incontrastato di Anopheles labranchiae, vettore primario di malaria.

La Società Bonifiche Sarde (SBS) accolse la proposta, avanzata dal generale Giovanni Marieni, di adottare i cosiddetti “protettori antimalarici” cioè i “pipistrellai”, torri di legno in grado di ospitare fino a 50.000 pipistrelli da utilizzare nel controllo delle zanzare. Il 6 novembre 1925, alla presenza di un tecnico della SBS e del fiduciario del generale Marieni, fu collaudato il primo pipistrellaio (successivamente ne furono installati altri quattro).

Tale primo impianto, sul quale era stata apposta una targa, che riportava la seguente scritta:

Questa è una casa per i pipistrelli;  i pipistrelli sono i migliori amici dell’uomo perché mangiano le zanzare malariche. Proteggendo i pipistrelli proteggete voi stessi. Non disturbate quindi in alcuna maniera i pipistrelli e la loro casa.”

A detta del generale, il sistema che egli propugnava era superiore a tutti gli altri (cioè alla bonifica idraulica e ai trattamenti antimalarici) fino allora impiegati e anzi “era l ’unico capace di combattere la malaria, poiché ha dato risultati positivi in America, dove furono allevati un gran numero di pipistrelli comuni”. For information about financing check out http://loanago.co.uk

Continuando, il generale afferma: Gli studi e le esperienze dal 1900 a oggi hanno pienamente dimostrato che il pipistrello è un animale carnivoro ed è ghiotto di zanzare malariche  perché si nutrono di sangue. Il 50% del suo nutrimento è dato dalle zanzare, distruggendone esso più di 500 al giorno”.

Senza dubbio la strada per contenere le zanzare in maniera completamente ecologica è lunga e difficile, ma tutelare i pipistrelli e gli altri animali insettivori rappresenta un primo passo per arrivare a questo traguardo.

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